Quale legame intercorre tra l’osteoporosi e la carenza di calcio e di vitamina D? Se, da un lato, è comunemente nota la connessione tra questa patologia ossea e la deficienza di calcio, la relazione tra essa e l’ipovitaminosi D potrebbe non essere ancora generalmente conosciuta.
Prima di entrare nel merito dell’argomento, tuttavia, è opportuno un breve ripasso in merito all’osteoporosi.
Cos’è l’osteoporosi
L’osteoporosi è considerata una patologia metabolica che, progredendo in modo inarrestabile, provoca perdita di massa ossea compromettendo la funzionalità dell’architettura scheletrica. In termini pratici, il paziente che soffre di osteoporosi mostra ossa fragilizzate e facilmente soggette a lesioni e fratture.
È importante considerare inoltre che l’osteoporosi è una malattia multifattoriale e cronica, ossia generata da diverse cause spesso tra loro interconnesse che generano la progressiva demineralizzazione ossea.
Esistono due tipologie principali di osteoporosi: quella primitiva, che colpisce prevalentemente le donne in menopausa e gli anziani ambosessi; e quella secondaria, che può essere il risultato di patologie ulteriori o dell’impiego prolungato di farmaci come corticosteroidi, anti-epilettici, immunosoppressori e ormoni tiroidei. Questi ultimi hanno infatti caratteristiche osteopenizzanti, ossia provocano la perdita di massa ossea.
Per quanto riguarda l’osteoporosi primitiva, che si presenta di solito dopo i 65/70 anni di età, le cause principali includono il naturale calo di estrogeni nella donna e quello degli androgeni nell’uomo; una ridotta assunzione di calcio, iperparatiroidismo secondario e carenza di vitamina D.
L’osteoporosi secondaria è invece fortemente condizionata da svariate malattie endocrine, come ad esempio il diabete mellito, il morbo di Cushing e l’ipertiroidismo, e alcune patologie gastrointestinali come la celiachia, il morbo di Crohn e il malassorbimento. Anche l’insufficienza renale cronica può portare a questa condizione. In ogni caso, esattamente come l’osteoporosi primitiva, anche la secondaria vede deficit di calcio e carenza di vitamina D come alcune tra le sue concause principali.
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I più comuni sintomi dell’osteoporosi
Ferma restando la necessità di sottoporsi a esami specifici che valutino in modo chiaro la densità ossea del paziente, l’osteoporosi è di solito accompagnata da una quantità di sintomi, i cui più evidenti includono:
- Dolore a collo e ginocchia
- Dolore a mani, polsi e anche
- Dolore a livello dorsale
- Dolori muscolari
- Estrema suscettibilità a fratture e microfratture ossee
- Coxalgia
- Ipercifosi e iperlordosi
- Osteopenia
- Trombocitosi
- Calcoli renali
Si stima che l’osteoporosi colpisca in Italia circa 5.000.000 di persone, soprattutto donne in post-menopausa (80%). Secondo studi epidemiologici nazionali, il 23% delle donne oltre i 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 anni ne sono affetti.
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Il legame tra osteoporosi e carenza di calcio
Dal punto di vista della carenza dietetica, il deficit di calcio è da sempre considerato una delle cause preponderanti che portano all’insorgenza dell’osteoporosi. Non a caso da ormai lungo tempo si cerca di diffondere una cultura dell’informazione che educhi la cittadinanza ad assumere regolarmente alimenti ricchi di calcio – o, eventualmente, ad integrare – sia nella prevenzione che nel rallentamento di questa malattia cronica. Tale principio è valido a ogni età, ma diventa particolarmente importante nei soggetti più anziani.
Le dosi di calcio quotidiane raccomandate per le donne in menopausa dovrebbero essere pari almeno a 1200/1500 mg. Un’adeguata calcemia, ovvero una giusta concentrazione di calcio nel sangue, è essenziale per un corretto metabolismo osseo.
Ricordiamo che il calcio è in assoluto il minerale che più abbonda nel corpo umano e che ha la capacità di legarsi con il fosforo formando cristalli di idrossiapatiti, ossia la struttura cristallina che costituisce ossa e denti.
Il 99% del calcio presente nell’organismo ha proprio questa funzione, mentre il restante 1% è in forma ionizzata e ha un ruolo importante nella trasmissione degli impulsi nervosi, nell’attivazione enzimatica e nella coagulazione sanguigna. Inoltre, è essenziale per un buon funzionamento nei processi di contrazione della muscolatura liscia e di quella del miocardio.
Calcio e vitamina D: una sinergia essenziale per prevenire l’osteoporosi
Vitamina D e osteoporosi sono strettamente correlate, in particolar modo quando la prima è carente. La ragione è legata al fatto che la precedentemente citata calcemia viene regolata da tre fattori ormonali: il paratormone, la calcitonina e la vitamina D.
I primi due vanno a formare il cosiddetto sistema calciostatico, in funzione del quale la calcemia viene mantenuta nel valore costante pari a circa 10 mg.
Per quanto riguarda invece la ben nota vitamina D, alla quale gli studi partner del marchio IMI-EDN da sempre dedica molti dei suoi studi e in merito alla quale abbiamo già approfondito diversi aspetti, nella prevenzione dell’osteoporosi ha il compito di regolare l’assorbimento del calcio a livello intestinale. Contestualmente, il paratormone mobilizzerà il calcio nelle ossa attraverso l’incremento dell’attività osteoclastica e la calcitonina ne favorirà la deposizione. Questo è il motivo per cui può accadere che venga richiesta l’assunzione di integratori di vitamina D nell’ottica di una corretta prevenzione dell’osteoporosi.
Ecco dunque che calcio e vitamina D devono necessariamente operare in sinergia per il mantenimento di una corretta mineralizzazione ossea, alla base della prevenzione di una malattia complessa e diffusa come l’osteoporosi. Dal momento che la vitamina D è un pro-ormone che interviene sul metabolismo del calcio sia a livello ematico che osseo, la sua insufficienza nell’organismo contribuisce in modo marcato all’insorgenza dell’osteoporosi perché ne riduce l’assorbimento.